Vi offriamo, qui di seguito, la sintesi dell’artico di p. Claudio Zonta, pubblicato sul Quaderno 4093 de La Civiltà Cattolica del 2 gennaio 2021, pp. 81-85:
Il contesto dell’articolo. Bruce Springsteen, celebre cantautore americano è tornato sulla scena discografica con un album intitolato Letter To You.
Perché l’articolo è importante?
L’articolo prima presenta brevemente dal punto discografico questo nuovo lavoro di Springsteen, poi ne analizza tensioni e contenuti.
Innanzi tutto, si rileva che nell’epoca delle grandi produzioni, dalle infinite possibilità tecnologiche, il Boss opta per una soluzione più istintiva: registra in presa diretta, come un concerto dal vivo, accompagnato dalla storica E Street Band.
Sul fronte dell’analisi dell’album p. Zonta annota che si tratta di un lavoro musicale complesso ed esistenziale, che racchiude una riflessione sulla propria carriera (come ha detto Springsteen «fondamentalmente racconta ciò che ho imparato tra i 17 e i 70 anni»), sull’esperienza del sentire, in prima persona, il valore e la caducità dello scorrere del tempo, e sulla tensione dinamica tra il camminare solitario e il desiderio delle relazioni comunitarie di amicizia e di affetto. Nel singolo promozionale Letter to you, Bruce Springsteen canta: «‘Neath a crowd of mongrel trees / I pulled that bothersome thread / Got down on my knees, / Grabbed my pen and bowed my head»… Sembra lo stesso sentimento che, in Italia, il cantautore Francesco Guccini mette in musica nel brano «Lettera»: Io sdraiato sull’erba verde / Fantastico piano sul mio passato / Ma l’età all’improvviso disperde / Quel che credevo e non sono stato.
Quali sono le domande che l’articolo affronta?
Intanto «Springsteen descrive il tentativo di un’immersione nell’abisso del proprio animo, comprendendo come la verità colta debba comunque essere indagata e scrutata: Ho cercato di convocare / tutto ciò che il mio cuore trova vero / E inviarlo nella mia lettera a te.
Poi definisce questa riflessione sulla vita, un bilancio che prende in considerazione gli estremi – Le cose che ho trovato attraverso i tempi difficili e i buoni – ossia gli avvenimenti dolorosi, ma anche quelli ricchi di bellezza, il cantante americano usa un’immagine vigorosa: Le ho scritte tutte con inchiostro e sangue, dove il fluire dell’inchiostro rappresenta quella corsa incessante lungo l’autostrada della vita, come ha già cantato in «Born To Run» (1975).
Cosi Springsteen, all’età di settant’anni, rilegge il suo viaggio, quello di un’anima solcata dai sentimenti più intimi: Ho messo tutte le mie paure e dubbi / Nella mia lettera a te / Tutte le cose difficili che ho scoperto.
L’autore, dunque, sebbene in questa canzone parli di se stesso, al tempo stesso accoglie tutti i suoi compagni di viaggio, che lottano e hanno lottato affinché il sogno americano di libertà e dignità sociale potesse continuare, come mostra anche la presenza, nell’album, del brano di carattere politico «Rainmaker».
Non solo: questo suo desiderio di verità è scritto come una lettera, e quindi presuppone un destinatario, un «tu», che sia capace di comprendere, custodire, amare la vita di un uomo. Infatti, le immagini finali, che fanno da contraltare alla solitudine dell’uomo che cammina solitario nella neve, inquadrano i volti gioiosi e ridenti dei musicisti insieme a Springsteen e a sua moglie, Patti Scialfa, mostrando che, se da una parte l’uomo solitario continua il suo cammino per strade innevate, dall’altra una comunità di amici di lunga data lo continuerà a sostenere e accompagnare nel tempo».