Nel numero 94 della rivista La Civiltà Cattolica di questo 2021 (pp. 161-175) è apparsa un’intervista a Mogol, autore di molte canzoni di indiscusso successo e destinate a durare nel tempo. Gli argomenti del colloquio sono tanti, dal rapporto tra la parola e la musica in una canzone ai milioni di dischi venduti, dalla sua collaborazione con Battisti alla presenza nella storia del Festival di Sanremo, all’istituzione del Centro Europeo di Toscolano e molto altro. 

Qui riprendiamo, perché più edificante, quella parte dell’intervista che attiene al trascendente. L’intervistatore domanda a Mogol: «Uno dei tuoi aforismi recita: “Senza Dio siamo al centro del nulla”. E poi hai scritto nella tua biografia: “Io sento Dio nella mia vita, sento il suo aiuto e la sua protezione… Sento che Dio mi ha assistito in tutto ciò che ho realizzato”. Qual è il tuo rapporto con Lui?»

Risponde Mogol: «La fede per me è davvero una grande consolazione. Penso che sia una ricchezza grande che ci permette di vivere meglio fraternamente: invece che invidiarci e odiarci, dovremmo volerci più bene. Con il passare del tempo il mio rapporto con la religione è diventato più profondo. La mia famiglia è sempre stata credente, anche se non ha mai frequentato assiduamente la chiesa. I miei genitori però pregavano tutti i giorni. Oggi ho una maggiore coscienza del rapporto con Dio rispetto al passato, sì. Mi ci sono voluti anni per maturare questa maggiore comprensione, anche grazie a mia moglie Daniela…».

E com’è la tua preghiera?

«Il mio rapporto con Dio comincia quando mi sveglio e prego per circa 20 minuti. Senza la preghiera mi sentirei a disagio. Le mie preghiere sono dedicate ai miei morti, prima di tutto. Poi tutte le persone ammalate che conosco e sono tante. Poi tutte le persone che sono in pericolo. Prego per i miei figli, i miei nipoti. Ringrazio sempre per tutto quello che ho ricevuto. Ringrazio la Madonna, in particolare. Ringrazio per tutte le situazioni nelle quali mi sono sentito aiutato. Ringrazio per tutte le volte in cui, spinto dal mio spirito di avventura, sono finito in situazioni potenzialmente pericolose, uscendone indenne. La mano di Dio sulla testa me la sento sempre. Sento che non devo dimenticare quel che ho ricevuto. La mia preghiera è una forma di ringraziamento. E questo mi porta ad aiutare la gente che ha bisogno…».

La fede cambia il rapporto con il mondo?

«Io ho capito che noi abbiamo uno scopo principale nel mondo: aiutare gli altri. E per questo abbiamo bisogno di aumentare il senso del soccorso, l’immedesimazione… L’immedesimazione per me è importantissima… Vorrei poi che la Chiesa, che è la casa del Signore, grazie alla fede potesse svolgere in modo ancora più forte l’aiuto all’educazione dei giovani. Vuoi creare un popolo più caritatevole e sensibile? Allora devi lavorare con i più giovani e aiutarli a capire che hanno la vita davanti a sé per costruirsi. L’atteggiamento più giusto è quello di prestare ascolto alle domande, di alimentare la conversazione e il dialogo… in particolare con i giovani». … (cu)