di Maria Chiara Mattesini
Nel 2019 ricorrevano i 100 anni dell’«Appello ai liberi e forti», che segna la nascita del Partito Popolare. Maria Chiara Mattesini, ricercatrice di Storia e Pensiero politico contemporaneo, giornalista e collaboratrice dell’Istituto Luigi Sturzo, raccoglie nel libro quattro saggi, nei quali, come annota nell’introduzione Giovanni Dessì, vuole «evidenziare gli aspetti maggiormente in grado di offrire spunti di riflessione oggi, pure nella diversità di contesti storici» (p. 12), e mostrare come in effetti le riflessioni di Sturzo siano di attualità.
In un’epoca in cui gli eventi hanno portato alla ribalta il concetto di populismo, è interessante notare la differenza fra popolarismo e populismo: «Il popolarismo aspira a dare voce politica alla diversità dei cittadini, dei gruppi sociali; il populismo è antiistituzionale e antipolitico, in una prospettiva fortemente identitaria» (p. 13).
In Sturzo c’è un’attenzione costante a favorire la partecipazione diretta alla vita organizzata, anche delle donne. «Il Ppi è il solo partito, all’epoca, ad introdurre nel proprio programma il voto femminile, attivo e passivo» (p. 41), come cosa doverosa e utile, compiendo anche la scelta, coraggiosa per quell’epoca, di proporre l’estensione di tale diritto alle prostitute. Sturzo scrive: «La società è nata con Eva, la donna, intima formazione dallo stesso corpo dell’uomo». […] E quanto più viva e continua è questa proiezione, quanto più intensa e stabile è l’attività dei singoli, tanto più lunga, effettiva e profonda è la loro società» (pp. 67 s).
Attuale è anche il richiamo all’importanza delle autonomie locali. Lo stesso Sturzo, prima di fondare il Partito Popolare, trascorse un periodo importante della sua vita impegnandosi come prosindaco di Caltagirone, organizzatore di cooperative e casse rurali, membro del Consiglio provinciale di Catania, vicepresidente dell’Associazione nazionale dei comuni d’Italia.
Il suo pensiero rimane ancora valido «a riguardo, in particolare, della necessità di un substrato comune, di una coscienza collettiva che faccia sentire tutti parte di e della necessità della democrazia come regime rappresentativo del giudizio di valore che è un giudizio popolare» (p. 119). Il popolarismo si configura «come una vera e propria dottrina dello stato democratico» (p. 17). Sturzo affronta in modo sistematico i rapporti tra popolo e Stato, individuo e società – questioni dominanti nella letteratura democratica contemporanea -, mantenendosi in un equilibrio dialettico fra stabilità e cambiamento. (Cfr. Recensione di Maurizio Mazzurco in La civiltà cattolica, n. 4102, 15 mag/5 giu 2021, pp. 412-413).